Il governo ha, per decreto, interrotto l’attività didattica in tutte le scuole italiane di ogni ordine e grado. Questo significa che gli studenti restano a casa e i docenti non si recheranno a scuola, fermo restando la possibilità di continuare l’attività didattica con metodologie a distanza, cosa che sta avvenendo, grazie anche all’ampia diffusione dei social e alla distribuzione capillare delle tecnologie informatiche. Il risultato di queste metodologie sarà valutato nel tempo, anche perchè non si sa ancora quanto durerà questa situazione, si parla addirittura di allungamento dell’anno scolastico e rinvio o modifica degli esami di fine anno.
Ma ricordiamo che interruzione dell’attività didattica non vuol dire scuole chiuse; nelle scuole italiane continua ad essere in servizio il personale ATA: amministrativi, tecnici, e collaboratori scolastici. Parliamo di circa 200mila persone in tutta Italia, circa 14mila in Puglia e 2150 a Taranto, che si spostano per raggiungere i luoghi di lavoro, luoghi che in assenza di attività didattica non hanno bisogno di personale, soprattutto se questo fermo dovesse prolungarsi per più settimane. Se si possono chiudere cinema, palestre, locali da ballo, e così via, perchè non chiudere completamente le scuole e togliere il rischio contagio ad altre 200mila persone? Quali laboratori dovrebbero condurre i tecnici, quali aule dovrebbero pulire gli ausiliari, quali pratiche dovrebbero urgentemente gestire gli amministrativi in questo momento in cui la priorità è quella di limitare scambi e contatti, strumento indispensabile per fermare questa piaga? Si chiudano i portoni delle scuole, si limitino ulteriormente i rischi di diffusione eliminando un servizio non indispensabile in questo momento.
di Piero Piliego