di Maurizio Rizzo Striano Avv.
Se vi siete posti questa domanda e avete cercato una risposta sul web o sui mass media vi sarete fatti un’idea molto parziale, perchè di vero in quel che raccontano i mass media ci sta solo il fatto che l’impresa è in default.
Ma allora come mai non decidono nulla? Forse si sono rassegnati alla chiusura?
Non è così , Governo e sindacato sono totalmente d’accordo sulla prosecuzione dell’attività, ma sono in un vicolo cieco non per l’aspetto economico ma per quello – di cui nessuno parla- della tutela della salute.
Cerco di spiegare in sintesi questa affermazione.
L’Art. 26 del contratto di affitto con obbligo di acquisto da parte di ArcelorMittal , come modificato in data 4 marzo 2020, prevede che debbano verificarsi, entro il 31 maggio 2024, alcune condizioni,, pena l’inefficacia dell’intero contratto.
Queste condizioni sono :
1) l’adozione da parte del Governo di un atto di approvazione che includa , tra l’altro, un parere favorevole di compatibilità ambientale e, ove richiesto, un parere favorevole di compatibilità sanitaria oppure l’esito positivo di procedura di valutazione del danno sanitario ;
2) l’autorizzazione ad innalzare i livelli di produzione a otto milioni di tonnellate l’anno
3) la sottoscrizione da parte dei sindacati che stipularono l’accordo del 2018 di un nuovo accordo sindacale che si conformi al nuovo piano industriale e che includa, per i dipendenti residui, opportunità di lavoro alternative, diverse dalla loro assunzione da parte dell’affittuario , oppure misure alternative.
Sempre nell’art. 26 si specifica che queste condizioni sono apposte al contratto nell’esclusivo interesse dell›affittuario ( cioè ArcelorMittal).
Ciò posto, quello che sta accadendo in questi giorni si spiega facilmente alla luce di queste previsioni contrattuali . Le parti vorrebbero fare di tutto per rispettarle ma hanno trovato un ostacolo insormontabile . Esso è rappresentato dall’azione inibitoria collettiva proposta dai Genitori Tarantini che ha come presupposto la declaratoria di nullità dell’art. 26 in quanto viola il diritto comunitario.
Se fino a poco tempo fa erano solo preoccupati di questa iniziativa giudiziaria , tanto che hanno fatto costituire in giudizio dinanzi al Tribunale di Milano 13 avvocati, ora sono disperati poichè la causa è finita alla Corte di Giustizia Europea e, in questa sede, sia L’avvocatura Generale della Corte, sia la Commissione Europea , hanno richiesto alla Corte di affermare il principio secondo cui la tutela della salute è prioritaria e impone anche di adottare decisioni che possono causare rilevanti pregiudizi economici.
Orbene, poichè la Corte di Giustizia Europea ben difficilmente si discosterà dalle concordi conclusioni della sua Avvocatura e della Commissione Europea , solo dei folli potrebbero investire miliardi in impianti che verranno fermati o addirittura concedere l’aumento della produzione.
Si potrebbe oiettare che la follia è tutto sommato, specialmente con riguardo ad ILVA, un tratto distintivo della nostra classe politica. Tuttavia non è per nulla confacente a Mittal, scaltro imprenditore che è diventato uno degli uomini più ricchi al mondo grazie alla sua abilità di sfruttare le situazioni emergenziali in tutto il pianeta ( inquinandolo in lungo ed in largo).
Mittal pretende garanzie , ma a questo giro il Governo non potrà dargliele perchè verrebbero meno in seguito alla sentenza della Corte di Giustizia attesa per la prossima primavera.
Ho riportato anche il punto del contratto che riguarda i sindacati . Esso spiega il principale e vero motivo per cui i Sindacati chiedono al Governo di estromettere Mittal che è quello di evitare di essere costretti a sottoscrivere con lui un accordo capestre o di assumersi la responsabilità di non sottoscriverlo e fare saltare tutto.
Da qui la loro richiesta di una nuova nazionalizzazione dell’impresa.
Strada impervia e che comunque non evita di aggirare la prevedibile sentenza della Corte di Giustizia.
Questa volta sono nei guai.
In tutti questi anni, mettendomi nei panni del diavolo, ho sempre individuato a quali stratagemmi -illeciti – avrebbero fatto ricorso i collusi governanti ed imprenditori.
Questa volta non mi viene in mente nulla che possano fare per evitare la chiusura.

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Nota di Fiorentino Pignatelli
“Nei 12 anni passati dal momento del sequestro penale la situazione è cambiata. L’ex Ilva produce meno di 3 milioni di tonnellate di acciaio e questo è pari a meno del 15 % della produzione italiana. È rimasta l’unica acciaieria a ciclo integrale e continuo a carbone in Italia. Non è più la fabbrica che ha la produzione maggiore. Infatti a Cremona c’è Arvedi che produce 4,5 milioni di tonnellate. Il mercato italiano è in recessione e non ha bisogno di tantissimo acciaio. Il governo ha un problema che in tutti questi anni non è mai stato risolto e peraltro deve dare una grande discontinuità alla sua azione. Vogliono trovare un colpevole da indicare per la chiusura e questa sarà l’Europa… I continui rinvii con date che finiscono a marzo 2024 fanno ben sperare.”
