di Cinzia Amorosino
La situazione sta precipitando nelle sale del Palazzo di Città di Taranto. Almeno sembra! Ma è proprio tutto come appare alla luce del sole?
Andiamo con ordine.
I consiglieri comunali Luigi Abbate, Massimo Battista, Francesco Battista, Francesco Cosa, Cosimo Festinante, Walter Musillo, Tiziana Toscano e Giampaolo Vietri vogliono che la sfiducia al sindaco Rinaldo Melucci avvenga in aula ma, stando agli ultimi avvenimenti, la motivazione sembra tirata un pò troppo per la giacchetta.
Infatti, in una nota odierna dichiarano: “a seguito della decisione assunta dalla maggioranza e del presidente Bitetti di dichiarare decaduta la mozione di sfiducia al sindaco, stiamo ripresentando la stessa già depositata in data 18 Gennaio 2024, così come è previsto dall’art 52 del T.u.e.l.”
“La maggioranza, – proseguono gli 8 consiglieri d’opposizione – come risaputo, ha fatto mancare il numero legale al consiglio comunale in cui la mozione sarebbe dovuta essere discussa e ora appellandosi a pareri opinabili ritiene che tale atto non possa essere discusso in una seconda convocazione. Sarebbe bastata la presenza in aula quel giorno del capogruppo di “Con”, assente, e la questione sarebbe già stata affrontata.”
Questa affermazione ha il suono fastidioso della ripicca ma andiamo avanti a leggere.
“Da qui – spiegano – la nostra iniziativa di riproporre ex novo la medesima mozione con l’obiettivo di capire se la maggioranza ha i numeri per governare la città e far si che, ognuno, in modo trasparente si esprima in consiglio sull’operato dell’amministrazione assumendosi le proprie responsabilità.
Viste le improvvise giravolte di alcuni colleghi consiglieri le cui ragioni sfuggono a nostro avviso alla logica politica riteniamo rispettoso per la città che questa volta la verifica politica avvenga alla luce del sole per rispetto dell’ intera città. Alla luce del sole come sarebbe dovuto accadere già due anni fa secondo il Pd ionico e il Presidente della Regione.”
Detto questo, ben sapendo che per discutere la mozione di sfiducia in consiglio occorrono almeno 13 firme, invitano tutti i consiglieri che non condividono l’operato dell’amministrazione a sottoscrivere nuovamente la mozione. E concludono: “Anche le firme di chi finora ha avuto grandi responsabilità di governo della città e della regione, come quelle del Pd, sono in questo momento utili. Sono due mesi ormai che li invitiamo ad unirsi a questa iniziativa.”
I consiglieri firmatari della seconda mozione sorvolano su quanto accaduto nelle ultime ore, e cioè che anche Piero Bitetti e Stefania Fornaro, esponenti di “Con” in consiglio, hanno deciso di passare ai banchi dell’opposizione come prima hanno fatto gli esponenti di Pd, Verdi e M5S. Questo significa che da oggi Melucci non ha più in realtà una maggioranza che lo sostiene e, per salvare, una parvenza di dignità, non gli resta che rassegnare le dimissioni dalla carica di primo cittadino entro il 24 febbraio così che si possa andare ad elezioni fra soli tre mesi.
Se non lo facesse e restasse ancora, e ad ogni costo sulla sua poltrona, significherebbe che l’amore e l’interesse per la città non ha alcun valore per lui ma anche per coloro che continuano da troppo tempo a fare giochetti di bassa politica o hanno interesse a guadagnare qualche altro mese di emolumenti (aumentati di recente).
Tornando all’iniziativa degli 8 consiglieri, che quasi sicuramente non riusciranno a raggiungere e discutere nell’assise la mozione entro il termine ultimo, la loro iniziativa potrebbe essere interpretata dai cittadini come un salvagente buttato in mare ad un sindaco che altri hanno deciso di spingere fra le onde, dichiarandosi da oggi pronti a firmare per far decadere il consiglio. A quello che è anche il presidente della Provincia di Taranto (ruolo spesso dimenticato) farebbe comodo, per una serie di motivi, arrivare alle prossime elezioni dell’ente di via Anfiteatro.
Infatti, la via più diretta per chiudere la seconda amministrazione Melucci, che è l’unica cosa che interessi ora ai tarantini, è ricalcare il procedimento della prima volta: 17 firme di dimissioni davanti ad un notaio. Così si eviterebbe un lungo periodo di commissariamento ad un Comune fin troppo in difficoltà e si risparmierebbero soldi dei cittadini abbinando le elezioni amministrative alle europee del prossimo giugno.
Riusciranno i nostri eroi per una volta almeno a mettersi d’accordo e a non perdere altro tempo mantenendo ancora in vita un malato in agonia? Costi quel che costi si spengano le macchine e si volti pagina. Col minor danno possibile per Taranto.
