VIAGGIO IN MARE DI UN CONTENITORE DI PLASTICA

di Ester Cecere

«La crema solare è finita!» sbottò stizzita Gabriella e lanciò il contenitore sul bagnasciuga in secca.

Si alzò la marea e il flacone marrone cominciò a galleggiare allontanandosi dalla costa di quella spiaggetta all’interno del Mar Grande di Taranto. Galleggiò e galleggiò fino a quando non uscì dal bacino e si diresse verso il largo, più o meno velocemente a secondo dell’intensità del vento e delle correnti. In pochi giorni fu in mare aperto. La sua navigazione, tuttavia, non fu sempre tranquilla. Più di una volta, infatti, esemplari della specie Caretta caretta, la tartaruga tipica del Mediterraneo, tentarono di afferrare il contenitore che avevano probabilmente scambiato per un pesce. Non ci riuscirono mai e il flacone la fece sempre franca!

Intanto passavano i mesi. Sotto l’effetto dei raggi solari, il colore marrone, prima intenso, si era sbiadito e la superficie del contenitore non era più liscia ma cominciava a sfarinarsi. Eh si, perché il malcapitato flacone stava iniziando a degradarsi!

Esso sembrava ancora intatto, ma il processo degradativo incominciava a rompere i legami tra le molecole e ne modificava la struttura. Così il flacone andò incontro a ingiallimento, anche se sembrava mantenere la sua forma originale. Col passare dei giorni, la sua struttura divenne sempre più fragile e iniziò a spezzettarsi in frammenti più piccoli. In ognuno di essi, il processo degradativo continuò fino a produrre frammenti di dimensioni sempre minori ,fino a divenire invisibili a occhio nudo, ma sempre presenti nell’ambiente.
Alle fine si arrivò alla completa degradazione del polimero che costituiva la materia plastica, cioè al suo “spezzettamento” in unità di piccolissime dimensioni tanto da poter essere assimilate dagli organismi viventi (biodegradazione).

Così il contenitore della crema solare di Gabriella finì “mangiato” dagli organismi marini ed entrò nelle catene alimentari.

“No, non mangiare le ostriche!  – con veemenza il padre apostrofò sua figlia Gabriella – Un gruppo di ricercatori di un famoso ente di ricerca italiano ha rinvenuto nelle ostriche, ma anche in altri molluschi eduli lamellibranchi, un’alta percentuale di microplastiche!”

Gabriella stava per “mangiare” il contenitore della sua crema solare!

Questo racconto esaspera la realtà ma è molto vicino a quanto effettivamente accade. Forse non “mangiamo” i nostri contenitori ma quelli di qualcun altro, si!

I mass media richiamano la nostra attenzione sulle macroplastiche (bottiglie, stoviglie, ecc.) che tutti noi individuiamo facilmente. Tuttavia, esse sono solo la punta dell’iceberg! Infatti, come narrato, sottoposti all’azione degli agenti atmosferici, luce solare, vento e moto ondoso, gli oggetti in plastica si dividono in frammenti sempre più piccoli, dando luogo alle microplastiche (di dimensioni comprese fra 0,003 e 5 millimetri) dette di origine secondaria per distinguerle da quelle di origine primaria. Queste ultime, infatti, sotto forma di microsfere, per le loro proprietà abrasive, sono presenti in prodotti di uso domestico e industriale, come cosmetici, dentifrici, deodoranti, paste per lucidare oggetti e via dicendo.

Le nanoplastiche derivano dalla degradazione delle microplastiche e hanno dimensioni comprese tra 1 e 100 nanometri, sono cioè fino a 80 mila volte più sottili di un capello. Essendo tanto piccole, possono essere ingerite anche dai molluschi bivalvi che filtrano l’acqua marina e si nutrono dei microrganismi presenti in sospensione nella colonna d’acqua. E’ evidente, quindi, che sia le micro sia le nanoplastiche tramite i prodotti ittici possono arrivare anche all’uomo, che è in cima alla piramide alimentare.

Con quali effetti? L’Agenzia Europea per la Sicurezza del Cibo ha incaricato un gruppo di scienziati di rispondere a queste domande.  Le nanoplastiche, molto più piccole delle micro, dall’intestino, attraverso il circolo sanguigno, raggiungono il sistema linfatico e sono così veicolate in tutto il resto dell’organismo. Del resto, microplastiche sono state rinvenute nella placenta e nelle feci umane. Hanno comprovati effetti tossici sulle cellule di polmoni, fegato, cistifellea e cervello e distruggono la flora intestinale. La loro pericolosità è dovuta alla presenza di additivi chimici tossici  usati durante la produzione dei manufatti, come agenti stabilizzatori, ignifughi o plastificanti. Essi possono agire come “interferenti endocrini”, cioè alterando i delicatissimi equilibri ormonali che regolano funzioni metaboliche, immunitarie, riproduttive e nervose.

Ma c’è di più! Le microplastiche assorbono grandi quantità di inquinanti organici presenti in mare che hanno per la plastica una maggiore affinità che per l’acqua di mare. Tali inquinanti giungono quindi anche a noi.

Ma le macro, micro e nanoplastiche sono estremamente dannose anche per la fauna marina.

Mammiferi marini, tartarughe e uccelli muoiono, a centinaia di migliaia ogni anno, perché hanno ingoiato oggetti in plastica scambiati per cibo o perché restano impigliati nelle reti da pesca e annegano. Ma ci sono dati addirittura più inquietanti. Ritorniamo al nostro racconto e soffermiamoci sulle ostriche.

Alcuni ricercatori francesi e belgi hanno verificato se la presenza di microplastiche nelle acque potesse influenzare il ciclo di vita delle ostriche, alla base di molti ecosistemi costieri e della economia delle zone rivierasche. Gli autori hanno allevato i molluschi in due vasche separate. In una hanno inserito solo microalghe (il cibo delle ostriche); nell’altra vasca hanno inserito, oltre alle microalghe, minuscoli frammenti di plastica delle dimensioni del fitoplancton.

Hanno così notato che nella seconda vasca, le ostriche che si cibavano anche di questi frammenti, dopo due mesi producevano un numero sensibilmente inferiore di ovociti e spermatozoi (con motilità ridotta), dando luogo, pertanto, al 41% di prole in meno rispetto alle ostriche del gruppo di controllo (quello della prima vasca).

Ho voluto ancora una volta richiamare l’attenzione sull’inquinamento da plastica perché esso è ormai un’emergenza planetaria e, nonostante ciò, è tuttora sottovalutato. Ci sono ancora tante persone che sono indifferenti a questo problema e abbandonano nell’ambiente bottiglie, stoviglie, sacchetti, ecc. come se la faccenda non le riguardasse. Così, le coste sono ancora incredibilmente piene di rifiuti in plastica di tutti i tipi.

Non è così! L’ambiente, vale a dire tutto quello che ricade al di fuori del nostro appartamento, è molto più importante della nostra stessa abitazione!

Foto di Ester Cecere

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