
Senza saperlo Isaac Newton aveva precorso i tempi quando diceva: “Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo è un oceano”, indicando la via verso la Crescita Blu, una tematica propria del Green Deal, della Blue Economy e delle esigenze di sviluppo sostenibile del Pianeta.
Taranto vuole fortemente avviarsi su questa strada. L’odierno “Remedia on the beach” è infatti un evento legato al progetto LIFE-Remedia, finanziato dalla comunità europea, che persegue l’acquacoltura sostenibile. Pesci, mitili, vermi, spugne e alghe sono allevati/coltivati insieme, nel Mar Grande di Taranto in un impianto sperimentale allestito presso l’azienda Maricoltura del Mar Grande, per ottenere prodotti sicuri e un mare più pulito.
Facciamo un passo indietro per meglio capire la portata del progetto.
Gli impianti di maricoltura possono costituire un grande problema per l’ambiente. I pesci vengono allevati in modo intensivo in gabbie sommergibili localizzate in mare e i loro rifiuti, le deiezioni, non possono essere convogliati verso impianti di riciclaggio ed abbattimento come accade per quelli a terra.


Remedialife, acrononimo di “REmediation of Marine Environment and Development of Innovative Aquaculture”, è un progetto nato per sviluppare un metodo di riduzione degli impatti ambientali degli impianti di maricoltura con l’utilizzo di un nuovo set di organismi biorisanatori. L’innovazione consiste nel combinare policheti, alghe e spugne all’uso dei soli molluschi, creando contemporaneamente nuovo valore ambientale e economico.

Il progetto Remedialife, coordinato dalla prof.ssa Adriana Giangrande, docente di Zoologia presso il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche e Ambientali (DiSTeBA) dell’Università del Salento, in collaborazione con la sede di Taranto dell’Istituto per l’Ambiente Marino Costiero Cnr, il Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro e l’impresa Maricoltura Mar Grande s.c.a.r.l. — finanziato nell’ambito del programma LIFE Environment dalla Commissione europea per 2,48 milioni di euro per 54 mesi di attività, in corso dal luglio 2017 e terminante a dicembre 2022 —, traccia un modello replicabile e sostenibile di attuazione dell’acquacoltura multitrofica integrata (IMTA) tra specie eduli e non edibili attraverso l’integrazione di impianti di biorisanamento negli allevamenti a mare.
Consideriamo il Mar Grande di Taranto sullo Ionio: è uno dei più sfruttati del Mediterraneo; ma c’è una piccola impresa di acquacoltura tradizionale, pesci e molluschi, che decide di innovare. Allora, si sono messe assieme due Università ed un polo CNR e si è individuato l’obiettivo: migliorare l’ambiente dove si pratica l’acquacoltura e la qualità del mare.

In queste acque si applica il metodo di biorisanamento con gli invertebrati e i policheti intorno alle gabbie. Ed è produzione più sostenibile per imprese, ambiente, territorio, mare, diversificazione delle attività nuova occupazione e aumento della redditività.
A partire dalle 19 di giovedì 21 luglio, presso lo stabilimento balneare “Sun Bay”, si potrà ascoltare una breve presentazione delle attività del progetto e, subito dopo, si potranno degustare il pesce prodotto nell’impianto sperimentale insieme ad altre pietanze arricchite con le alghe della stessa provenienza.