di Giuseppe Internò
Tante sono le città, in Italia e all’estero, che hanno fatto dei loro mercati delle vere e proprie attrattive turistiche. A Taranto, la Città dei due mari, il mercato del pesce non trova tuttora una collocazione che possa garantire le più elementari norme di igiene e decoro. Un’attività che fa parte delle nostre più antiche tradizioni continua ad essere svilita dall’assenza del minimo indispensabile. Come dimenticare l’ecomostro del mercato ittico galleggiante affondato nel 2004 e che per anni ha causato danni al fondale marino, solo recentemente demolito e rimosso. Come non citare anche la piazza di Pendio La Riccia, che è stata per tanto tempo sede del mercato del pesce, poi appositamente riqualificata nel 2016 e non più utilizzata a tale scopo. In maniera molto approssimativa, il mercato del pesce si tiene alla discesa Vasto in città vecchia, a pochissimi metri dal Mar Piccolo. Innumerevoli sono le segnalazioni riguardanti rifiuti, come cassette in polistirolo, che durante il mercato finiscono in mare. Il polistirolo che non è biodegradabile, viaggia trasportato dalle correnti anche per millenni sgretolandosi in parti sempre più piccole. Frammenti di questo materiale vengono scambiati per uova o larve da pesci ed uccelli marini. Una volta ingeriti, questi animali se non muoiono per soffocamento o occlusione intestinale, smettono di nutrirsi non avvertendo più il senso della fame a causa dell’accumulo di rifiuti nell’intestino. Negli ultimi anni si è proposto a più riprese di creare una isola ecologica per gli operatori del mare. Per oltre un anno, dall’avvio della raccolta differenziata con cassonetti ingegnerizzati in città vecchia, gli operatori del mare non sono stati messi nelle condizioni di poter conferire i rifiuti derivanti dalla loro attività. Attualmente, nel piazzale sono stati collocati dei cassonetti che restano sempre aperti ed in cui vengono conferiti rifiuti di ogni tipo da chiunque, comprese attività di ristorazione che non effettuano la raccolta differenziata. Se vogliamo diventare città dei due mari o capitale di mare, dovremmo cominciare col proteggere con ogni mezzo l’ecosistema marino e consentire il regolare svolgimento di tutte le attività ad esso legate.

