di Cinzia Amorosino
Riproponiamo l’articolo pubblicato il 19 giugno del 2021
Forse un giorno saremo costretti ad iniziare un articolo proprio così: Cronaca di un disastro annunciato. E le colpe principali si andranno a cercare fra lo Stato, la politica nazionale, i rappresentanti istituzionali del territorio tarantino, a tutti i livelli, il movimento ambientalista tarantino in senso generale, e quelli che non sanno fare squadra al di soora di ogni colore; oltre che naturalmente gli imprenditori, quelli che se ne fregano dell’ambiente e della salute.
Secondo Acciaierie d’Italia, che naturalmente non può non minimizzare l’accaduto, si è trattato soltanto di “un temporaneo rallentamento tecnico dell’attività produttiva nello stabilimento di Taranto”. Ma le foto in circolazione e la forte, nauseante puzza di gas avvertita in tarda serata in tutta la città di Taranto, almeno da Lido Azzurro a capo San Vito, non tranquillizzano di certo i cittadini. I social hanno riportato lamentele della gente per tutta la notte.
I problemi agli impianti iniziati ieri, 18 giugno intorno alle ore 19, come riportato anche da VeraLeaks, “sono stati generati da un problema elettrico sulla rete 10 mila volt che ha causato il blocco delle pompe che aspirano acque di raffreddamento dal Mar Piccolo con conseguente blocco degli altri impianti.
Visibili e percepibili dalla popolazione le emissioni di Afo1 e Afo2 che sono andati in emergenza scaricando i fumi dalle valvole bleeder, le torce della rete gas attivate per bruciare i gas inutilizzati sugli impianti e il camino della Cet, centrale elettrica, che ha causato emissioni visibili anche da diversi paesi della provincia di Taranto”.
Le emissioni di stanotte provenivano, dunque, secondo cittadini attivi ed esperti, da Afo1 e Afo2 con le valvole aperte a lungo che hanno emesso fumi dalla testa e le emissioni non convogliate dalle vasche loppa nell’area campo di colata. All’una di stanotte, Afo1 risultava ancora con valvole in emissione e torcia rete gas accesa.
Grande allarme nell’abitato quindi e, intanto, chi provava a dare una controllata ai dati orari per capire cosa stesse succedendo, riporta che era impossibile: il dataset Arpa Puglia risultava fermo da 24 ore. Niente dati, ossia diritto di informazione negato, come si faceva notare sui social.
Situazione ormai insostenibile per Taranto.
E qualcuno scrive a ragione: “di tutte le associazioni e comitati presenti in città assurdo che non si riesca a far gruppo e mobilitare cittadini per protestare con decisione contro questo crimine incontrollato!”.
Come in tanti ormai rilevano, la disgregazione e il perseguimento personalistico di visibilità, con buona dose di protagonismo e probabili mire di carattere elettoralistico, da parte di componenti di movimenti no-Ilva (e no- fonti inquinanti) fanno sì che la politica e gli avvelenatori del territorio, continuino ad agire indisturbati. Altro che slogan “Salviamo i bambini di Taranto” !
Mai ci fu detto più azzeccato di : “l’unione fa la forza”. Ma Taranto non conosce il significato di queste parole. In tutti i campi.
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Foto di Elson Tuku e A. De Fazio per la veduta da Grottaglie


