IL DOCUMENTO CONTRO IL DECRETO SALVA-ILVA

Pubblichiamo di seguito documento che stamattina, 17 gennaio, sarà consegnato al Prefetto di Taranto dal Coordinamento di associazioni ambientaliste e non, e liberi cittadini in opposizione al decreto che ristabilisce l’immunità penale per i gestori dell’Ilva e, di conseguenza, per la immediata fine dell’inquinamento nel territorio tarantino.
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1) Consideriamo positivamente la Sentenza di Ambiente Svenduto che prevede la confisca degli impianti inquinanti e quindi il loro fermo;

2) riteniamo che non si possa procedere alla nazionalizzazione degli impianti perché sono attualmente sotto sequestro in quanto pericolosi per la salute e l’ambiente;

3) sosteniamo la nuova inchiesta della magistratura che contesta l’efficacia della messa a norma degli impianti;

4) contestiamo lo scudo penale e il relativo decreto salva Ilva che serve a bloccare la magistratura;

5) consideriamo importanti le 4 valutazioni preventive del danno sanitario relative agli impianti ILVA in quanto tutte forniscono “rischio sanitario inaccettabile” e pertanto sottolineiamo che non ha senso richiedere o attendere valutazioni predittive che sono state già effettuate e che indicano la persistenza anche per il futuro, anche con prescrizioni Aia attuate, di conseguenze inaccettabili per la salute;

6) consideriamo pericoloso un eventuale rigassificatore perché già in passato la VIA lo ha considerato incompatibile con un’area industriale ad alto rischio di incidente rilevante;

7) sosteniamo la necessità di usare il fondo europeo per la transizione ecologica JTF per salvare Taranto e riconvertire i lavoratori ILVA; tale fondo è stato istituito dalla Commissione Europea proprio per investire in settori diversi rispetto all’Ilva; quella è la strada, tutte le altre sono solo tentativi fallimentari; lo dimostra l’esperienza fin qui condotta con vari esperimenti di salvataggio e rilancio, uno peggiore dell’altro.

Deduzioni e conclusioni

8) Riteniamo che il futuro di Taranto debba partire dall’osservanza scrupolosa della sentenza della magistratura (sequestro e confisca di impianti non compatibili con la salute pubblica) e dall’attivazione di alternative con il consistente fondo europeo della transizione giusta già stanziato (oltre 700 milioni di euro di JTF) nell’interesse dei lavoratori che vanno riconvertiti e riqualificati (il JTF lo prevede esplicitamente) e resi protagonisti di altre attività economiche e professionali orientate alla transizione ecologica. Lo stabilimento ha ingoiato enormi risorse senza garantire l’occupazione ma rendendola sempre più precaria.

9) Riteniamo inaccettabile la proposizione di un modello di produzione definito “green” da realizzarsi tra molti anni, lasciando consapevolmente e colpevolmente per molti anni esposti agli inquinanti la popolazione ed i bambini e gli operai (con conseguenze considerate inaccettabili dalla scienza), prolungando ulteriormente un calvario sanitario che la magistratura ha cercato in tutti i modi di fermare applicando la legge. La CEDU ha condannato l’Italia per violazione dei diritti umani e l’ONU considera Taranto “zona di sacrificio”.

10) Consideriamo grave la posizione politica di chiunque sull’ILVA faccia o auspichi scelte contro l’evidenza scientifica e contro l’autonomia della magistratura. Chi vuole continuare a produrre in queste condizioni non sta dalla parte della magistratura e non considera le evidenze scientifiche su cui la magistratura agisce, quindi non sta dalla nostra parte. Chi vuole continuare così è sempre più complice della “zona di sacrificio” e della violazione dei diritti umani stigmatizzata dall’ONU e dalla Corte Europea dei Diritti Umani. Va detto stop al calvario sanitario di Taranto. Il 2023 deve essere l’ultimo anno di funzionamento di impianti che per la scienza producono un danno sanitario inaccettabile sia a 8, sia a 6 e sia a 4,7 milioni di tonnellate annue di acciaio. E che – secondo la Valutazione predittiva del danno sanitario realizzata nel 2021 dall’OMS – provocherebbero dalle 50 alle 80 morti premature evitabili nei dieci anni successivi all’attuazione delle prescrizioni del piano ambientale.

Il Coordinamento e disponibile a un pubblico confronto con chiunque abbia argomenti per smentire anche solo uno dei punti qui elencati.

— Infine —

Portiamo la nostra solidarietà a un giornalista conosciuto e stimato come Gad Lerner, recentemente querelato dopo aver espresso le sue posizioni sull’inquinamento ILVA. La civile e libera espressione del pensiero deve continuare ad essere alla base del confronto e quanto avviene denota chiusura a ogni confronto.

Coordinamento Taranto
Ne fanno parte:

  • Art. 32 Diritto alla Salute Statte
  • Comitato 12 Giugno per le vittime del lavoro di Taranto
  • Comitato Circoscrizionale di quartiere
  • Comitato di quartiere Tamburi
  • Comitato Qualità della Vita
  • Comitato territoriale Arcigay Taranto
  • Coord. pazienti e famiglie della Struttura complessa di ematologia dell’Ospedale San Giuseppe Moscati di Taranto
  • Coord. Taranto Pride
  • Donne e futuro per Taranto libera
  • Genitori Tarantini
  • Giustizia per Taranto
  • Hermes Academy
  • La Casa delle donne Taranto
  • Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie
  • LiberiAmo Taranto
  • Lmo Lavoratori Metalmeccanici Organizzati
  • Lovely Taranto
  • Masseria Carmine
  • PeaceLink
  • Pittaggio del Baglio A.p.s.
  • Plasticaqquà Taranto A.p.s.
  • Tamburi combattenti
  • Taranto Lider
  • Taranto Respira
  • WWF Taranto

Adesioni:

  • Comitato studentesco Liceo Galileo Ferraris – Quinto Ennio
  • Rosa D’Amato (europarlamentare)
  • Luciano Manna (VeraLeaks)
  • Progentes A.p.s. E.t.s.

Hanno dato la loro solidarietà con un videomessaggio:

  • Anna Ferruzzo – attrice
  • Giuseppe Giusto – regista
  • Roberto Lando de “Il cozzaro channel”
  • Massimo Werthmuller – attore

Hanno partecipato anche:

  • Saverio De Florio
  • Max Perrini
  • Anna Svelto

La politica che sostiene il Coordinamento:

Europa Verde
FGC Taranto
Una strada diversa

(Il coordinamento è inclusivo e aperto costantemente a nuove adesioni)

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