Sottozona 32, il Consiglio comunale non prenda decisioni affrettate, lo chiede il Comitato Città sostenibile

Il prossimo passaggio in Consiglio comunale della delibera sulla sottozona 32 rende necessarie alcune considerazioni.
Il testo licenziato dalla giunta e sottoposto al Consiglio in sostanza stralcia il progetto presentato dalla ditta Marchetti Srl per la realizzazione di capannoni commerciali e, nella stessa zona, prospetta la realizzazione di “servizi di supporto” al nuovo ospedale San Cataldo. Si fa genericamente riferimento a “RSA, laboratori, foresterie, centri direzionali”. Interventi che andrebbero ad anticipare in quell’area le previsioni del Piano urbanistico generale (Pug) per la cui redazione è stato affidato solo pochi giorni fa l’incarico all’architetto Karrer.
Dal nostro punto di vista la delibera presenta diverse criticità. In primo luogo, ci interroghiamo sulla necessità di realizzare proprio in quella porzione di territorio non ancora estesamente urbanizzata i servizi cui si è accennato. Scorrendo le pagine del progetto originario del San Cataldo si legge “il complesso ospedaliero (…) rappresenta (…) un elemento urbano autonomo che non impone la necessità di realizzare nelle aree limitrofe servizi e attività ad esso connesse, ma che rappresenta una realtà sociale in cui soddisfare tutti i principali servizi connessi con le prestazioni che ivi si svolgeranno”. Il nuovo ospedale infatti è stato pensato per comprendere già al suo interno alcune delle funzioni che la delibera intende sviluppare nella sottozona 32, come la foresteria. A ciò sono stati aggiunti, con una recente variante, un “polo direzionale e didattico” e una “scuola per l’infanzia”.
Se queste opere non dovessero bastare a rendere il San Cataldo quel “polo di eccellenza” che tutti auspichiamo, è opportuno chiedersi per quale ragione gli altri “servizi di supporto” debbano essere collocati proprio nella sottozona 32 e non in un’area già urbanizzata. Potremmo citare numerosi esempi di ottimi ospedali che si stagliano come “cattedrali nel deserto” nel paesaggio circostante: si pensi al Miulli di Acquaviva delle Fonti, che dista circa sette chilometri dai limitrofi centri abitati. D’altra parte, è già stato messo in cantiere il collegamento del San Cataldo con la città attraverso le cosiddette “BRT”, le “linee veloci” che congiungeranno le diverse zone dell’abitato. Quanto alle esigenze di ricezione poi, facciamo notare che non mancano in città aree in cui realizzare strutture idonee: lo stesso progetto del nuovo stadio prospetta la costruzione di un grande albergo in una superficie già urbanizzata. Infine, la dislocazione di attività funzionali al San Cataldo all’interno del tessuto urbano potrebbe favorire quel processo di riqualificazione dell’esistente che pure è stato enunciato come uno dei principi che dovranno informare il prossimo Pug. Un tema che torna con forza se si pensa al futuro delle strutture del Santissima Annunziata, che non possono essere lasciate vuote.
Un altro elemento ci lascia perplessi, e riguarda proprio il rapporto con il Piano. Se questo dovrà fornire un nuovo disegno di città, archiviando finalmente l’attuale strumento urbanistico in vigore dal 1978, quali pressanti esigenze impongono di anticipare l’edificazione di una zona ancora solo parzialmente urbanizzata? A nostro parere sarebbe più coerente che gli interventi sulla sottozona 32 – come su altre superfici non impermeabilizzate – fossero parte integrante di una visione globale sul futuro assetto della città. Il rischio, in caso contrario, è di elaborare il Piano come somma di decisioni estemporanee, sollecitate ora da questo ora da quel progetto, perdendo la prospettiva d’insieme. La definizione della sottozona 32 va dunque rinviata all’iter di elaborazione del Pug.
Alla luce di tutto questo, chiediamo ai rappresentanti dei cittadini in Consiglio comunale di non prendere una decisione affrettata. Si avvii un percorso di ascolto delle diverse componenti della nostra comunità prima e non dopo l’approvazione della delibera – quando le scelte fondamentali sarebbero già state prese. Si ricordi che è in gioco il futuro della città e di fronte a questo fermarsi a riflettere non è una perdita di tempo. Da parte nostra valuteremo tutte le iniziative necessarie ad arrestare interventi che non rispondano all’interesse pubblico e alla difesa e tutela dell’ambiente.