Caro bollette: le più penalizzate dagli aumenti sono le pescherie

La crisi energetica sta incidendo sul settore dei prodotti alimentari freschi non solo per l’incremento del costo dei trasporti,  ma anche per la gestione della catena del freddo.

Una delle categorie merceologiche  più energivore è quella dei prodotti ittici perché richiede una costante attività della catena del freddo e quindi dell’uso di energia elettrica. Le attività del commercio  al dettaglio del settore ittico sono infatti  tra le più penalizzate dall’aumento dei prezzi delle forniture di energia elettrica. Le soluzioni per far fronte all’aumento dei  costi non sono molte poiché frigoriferi e celle devono necessariamente restare accesi  giorno e notte.

L’ultima  bolletta di molte pescherie di Taranto e della provincia di non grandi dimensioni si aggira tra i  tre ed i quattro mila euro – conferma  Luciano Carriero, presidente dei Mitilicoltori Pesca e Dettaglianti prodotti ittici di Confcommercio Taranto-  rispetto ai settecento, ottocento euro dello stesso periodo dello scorso anno; alcuni commercianti  hanno deciso   di pagare in un’unica soluzione, ma molte attività hanno  preferito  rateizzare, soprattutto se la fattura è di 14 mila euro, come nel il caso di una  pescheria tarantina. Una situazione che, secondo  Carriero, non può reggere e che a lungo andare si rifletterà  sulla ristorazione che dal suo canto denuncia aumenti dei costi di tutti i prodotti, pesce compreso.

Sino ad  ora, la maggior parte delle  pescherie hanno reagito  ai rincari dell’energia cercando di limitare l’aumento dei prezzi di vendita al banco – spiega Carriero- per non incidere ulteriormente sul consumo di pesce (soprattutto fresco), ciò malgrado si avvertono segnali di cambiamento: nei consumi (calo del 30% circa) e nella  contrazione della spesa. Il consumatore si sta infatti orientando sempre di più verso  un prodotto meno pregiato ed a basso costo. Il settore della ristorazione al quale è diretta una buona parte della vendita del  pesce fresco locale più pregiato ha ridotto gli acquisti, il timore è che venga drasticamente meno questo importantemercato.

“Le pescherie lanciano un accorato  grido di allarme. Non è tempo di gettare la spugna – commenta Luciano Carriero- vogliamo lottare e stringere i denti, confidiamo in una ripresa del mercato per le  festività, ma mancano molti mesi  e nel frattempo le spese vanno avanti e non sappiamo come evolverà questa situazione; la soluzione per qualcuno è stata purtroppo il taglio del personale o lo spegnimento delle insegne, altro non si può fare. Non possiamo consentirci di stare chiusi qualche giorno della settimana per risparmiare l’elettricità,  perché  se vuoi spegnere le celle devi svuotare tutto. La speranza è che il  Governo trovi soluzioni rapide che ci consentano di poter resistere ed andare avanti nei mesi prossimi, altrimenti saremo costretti a  chiudere, ed allora sarà la fine per le nostre attività e per le  famiglie dei lavoratori del settore ittico. Sarà crisi sociale oltre che economica ”

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