di Cinzia Amorosino

Se dovessimo assegnare un colore alla giornata odierna, che ha visto i sindacati al tavolo col ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, sarebbe il grigio anonimo e senza sfumature. Non che ci si aspettasse molto dopo la comunicazione della ad di Acciaierie d’Italia Lucia Morselli, con cui si fermavano ben 145 ditte dell’appalto dal giorno 14 novembre u.s., ma brillavano l’assenza al tavolo romano dell’azienda e l’impressione, almeno apparente, di vertici di governo e sindacali, abbastanza sorpresi e impreparati oltre che quasi sdegnati. O è l’idea che hanno voluto suggerire alla gente?
Mentre a Taranto i lavoratori si arrampicavano pericolosamente sulle torri faro e stavano in sit-in (indetto da Fiom, Uilm e Usb) davanti alla Portineria Imprese, Il presidente della Regione Michele Emiliano prima e i rappresentanti dei lavoratori poi, si confrontavano col nuovo ministro del Mimit e anche con la collega del Lavoro, Marina Calderone.
E il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci? Ci saremmo tutti aspettati che ci fosse pure lui al tavolo, tante volte chiesto sulla vertenza Ilva, a fare fuoco e fiamme, in prima linea per la sua città. Data anche la situazione d’emergenza. Invece no, era davanti ad un video nel suo ufficio, in splendida solitudine (foto allegata), ad emettere un breve comunicato stampa che dice tutto e il contrario di tutto e conclude con l’intento di “rafforzare le proposte già elaborate dal livello regionale, nella direzione della decarbonizzazione del sito”. L’ennesimo schiaffo all’intelligenza dei suoi concittadini.
“Siamo sull’orlo di una situazione di enorme difficoltà, il Governo Draghi ha stanziato un miliardo di euro, che rischia sostanzialmente di essere versato in un pozzo senza fondo”. Questa di Emiliano resta l’unica dichiarazione che per i tarantini stanchi di essere avvelenati dall’ex Ilva potrebbe suonare giusta. Poi ha continuato offrendo come Regione Puglia “il nostro punto di vista affinché il Governo faccia le sue valutazioni”. L’azienda, ha proseguito il governatore, «non ha più liquidità, non è in grado di andare avanti. Ha sospeso i pagamenti e le forniture con l’indotto e credo non abbia cassa”.
“Non possiamo ovviamente decidere tutto in pochi giorni” ha messo le mani avanti subito il ministro Urso. E ha aggiunto “ci aspettiamo che dall’incontro di oggi ci si metta sul giusto binario di confronto e che in questo ci sia anche piena collaborazione da parte dell’azienda, con Palazzo Chigi decideremo la strada da percorrere salvando questo sito produttivo”. Vuole che quel Mittal che dimostra assoluta noncuranza verso ciò che un ministro può fare o dire, che se ne infischia di regole e rispetto, “rispetti gli impegni e le scadenze”.
di Cinzia Amorosino
Se dovessimo assegnare un colore alla giornata odierna, che ha visto i sindacati al tavolo col ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, sarebbe il grigio anonimo e senza sfumature. Non che ci si aspettasse molto dopo la comunicazione della ad di Acciaierie d’Italia Lucia Morselli, con cui si fermavano ben 145 ditte dell’appalto dal giorno 14 novembre u.s., ma brillavano l’assenza al tavolo romano dell’azienda e l’impressione, almeno apparente, di vertici di governo e sindacali, abbastanza sorpresi e impreparati oltre che quasi sdegnati. O è l’idea che hanno voluto suggerire alla gente?
Mentre a Taranto i lavoratori si arrampicavano pericolosamente sulle torri faro e stavano in sit-in (indetto da Fiom, Uilm e Usb) davanti alla Portineria Imprese, Il presidente della Regione Michele Emiliano prima e i rappresentanti dei lavoratori poi, si confrontavano col nuovo ministro del Mimit e anche con la collega del Lavoro, Marina Calderone.
E il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci? Ci saremmo tutti aspettati che ci fosse pure lui al tavolo, tante volte chiesto sulla vertenza Ilva, a fare fuoco e fiamme, in prima linea per la sua città. Data anche la situazione d’emergenza. Invece no, era davanti ad un video nel suo ufficio, in splendida solitudine (foto allegata), ad emettere un breve comunicato stampa che dice tutto e il contrario di tutto e conclude con l’intento di “rafforzare le proposte già elaborate dal livello regionale, nella direzione della decarbonizzazione del sito”. L’ennesimo schiaffo all’intelligenza dei suoi concittadini.
“Siamo sull’orlo di una situazione di enorme difficoltà, il Governo Draghi ha stanziato un miliardo di euro, che rischia sostanzialmente di essere versato in un pozzo senza fondo”. Questa di Emiliano resta l’unica dichiarazione che per i tarantini stanchi di essere avvelenati dall’ex Ilva potrebbe suonare giusta. Poi ha continuato offrendo come Regione Puglia “il nostro punto di vista affinché il Governo faccia le sue valutazioni”. L’azienda, ha proseguito il governatore, «non ha più liquidità, non è in grado di andare avanti. Ha sospeso i pagamenti e le forniture con l’indotto e credo non abbia cassa”.
“Non possiamo ovviamente decidere tutto in pochi giorni” ha messo le mani avanti subito il ministro Urso. E ha aggiunto “ci aspettiamo che dall’incontro di oggi ci si metta sul giusto binario di confronto e che in questo ci sia anche piena collaborazione da parte dell’azienda, con Palazzo Chigi decideremo la strada da percorrere salvando questo sito produttivo”. Vuole che quel Mittal che dimostra assoluta noncuranza verso ciò che un ministro può fare o dire, che se ne infischia di regole e rispetto, “rispetti gli impegni e le scadenze”.
In pratica, nessuna inversione di tendenza, nessuna volontà di chiudere questo vetusto mostruoso stabilimento per investire finalmente in bonifiche ed imprese sostenibili i miliardi dei cittadini bruciato negli altiforni! Taranto deve essere ancora una volta sacrificata all’acciaio e alle città del nord che lavorano i suoi coils.
“Non posso abbandonare i lavoratori. Avrete un canale di ascolto per tutte le situazioni che avete evidenziato, a partire dalla proroga della cigs dei lavoratori in Ilva As”. È quanto avrebbe assicurato, la ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Calderone, nel corso dell’incontro. ”Faremo di tutto – avrebbe concluso – per garantire la copertura perché la riteniamo necessaria. La consapevolezza del Governo è che questa vertenza è strategica perché è strategica l’azienda. Occorre fare un percorso che coinvolga tutti gli attori, a partire dai territori. C’è interesse, consapevolezza e senso di responsabilità da parte del Governo riguardo questa vertenza”.
Ma il Governo, ci chiediamo noi, la responsabilità verso il territorio martoriato, verso le malattie, i bambini nati coi tumori, i giovani che fuggono lontano, le attività che chiudono, quando se le prenderà?
I sindacati dei metalmeccanici, intanto, hanno proclamato subito 4 ore di sciopero per lunedì 21 novembre in tutti gli stabilimenti del gruppo.
È la solita retorica di chi deve calmare gli animi degli operai e non pensa assolutamente a procurare loro lavoro in un altro modo, salvando al contempo se stesso.
La corsa verso il nulla continua.



In pratica, nessuna inversione di tendenza, nessuna volontà di chiudere questo vetusto mostruoso stabilimento per investire finalmente in bonifiche ed imprese sostenibili i miliardi dei cittadini bruciato negli altiforni! Taranto deve essere ancora una volta sacrificata all’acciaio e alle città del nord che lavorano i suoi coils.
“Non posso abbandonare i lavoratori. Avrete un canale di ascolto per tutte le situazioni che avete evidenziato, a partire dalla proroga della cigs dei lavoratori in Ilva As”. È quanto avrebbe assicurato, la ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Calderone, nel corso dell’incontro. ”Faremo di tutto – avrebbe concluso – per garantire la copertura perché la riteniamo necessaria. La consapevolezza del Governo è che questa vertenza è strategica perché è strategica l’azienda. Occorre fare un percorso che coinvolga tutti gli attori, a partire dai territori. C’è interesse, consapevolezza e senso di responsabilità da parte del Governo riguardo questa vertenza”.
Ma il Governo, ci chiediamo noi, la responsabilità verso il territorio martoriato, verso le malattie, i bambini nati coi tumori, i giovani che fuggono lontano, le attività che chiudono, quando se le prenderà?
I sindacati dei metalmeccanici, intanto, hanno proclamato subito 4 ore di sciopero per lunedì 21 novembre in tutti gli stabilimenti del gruppo.
È la solita retorica di chi deve calmare gli animi degli operai e non pensa assolutamente a procurare loro lavoro in un altro modo, salvando al contempo se stesso.
La corsa verso il nulla continua.


